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Marx, Karl Heinrich.

Filosofo, economista e rivoluzionario tedesco. Di famiglia ebrea, piccolo-borghese, convertitasi al Protestantesimo, per volontà del padre avvocato, dotato di un lucido razionalismo e di intraprendenti idee liberali, si iscrisse alla facoltà di Legge dell'università di Bonn, seguendo però parallelamente corsi di Letteratura e di Estetica. Nel 1836 passò all'università di Berlino dove seguì i corsi di Diritto di F.C. Savigny e di E. Gans, capi di due scuole giuridiche opposte: il primo della Scuola storica di diritto, il secondo della Scuola hegeliana. Prese parte al conflitto tra le due correnti che poneva sul terreno giuridico la lotta politica tra Conservatorismo e Liberalismo. Notevole fu l'influenza esercitata sul giovane M. da Gans, che aveva trasformato la propria cattedra in una tribuna da dove commentava i grandi eventi dell'epoca. Contemporaneamente si dedicò a esercitazioni letterarie, scrivendo poesie, un dramma e un romanzo di ispirazione romantica. Il contrasto tra il Liberalismo democratico, verso cui andava orientandosi, e il Romanticismo, rispondente alle esigenze reazionarie dell'epoca, provocò nel giovane M. una crisi intellettuale che lo portò a orientarsi verso la filosofia hegeliana e a formulare una concezione più realistica del mondo. Con la morte del padre, nel 1838, abbandonò gli studi giuridici per quelli filosofici e iniziò un'intensa attività pubblicistica. La sua conversione all'hegelismo non aveva carattere speculativo, ma rispondeva al desiderio di partecipare attivamente alla lotta fra Liberalismo e Conservatorismo: si legò così al circolo berlinese degli hegeliani di sinistra, di cui il principale esponente era Bruno Bauer. L'influsso hegeliano emerse chiaramente dalla tesi di laurea Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro, presentata nel 1841, in cui celebrò la lucida libertà epicurea in contrasto con il determinismo meccanicistico democriteo. Divenuto nel 1842 redattore del giornale d'opposizione "Rheinische Zeitung" (Gazzetta renana) di Colonia, gli diede un indirizzo democratico rivoluzionario tale che fu costretto alla chiusura l'anno seguente. Infatti, ispirato da L. Feuerbach e dal suo "umanismo" realistico, cominciò a prendere posizione contro l'eccessiva astrazione del pensiero hegeliano, distanziandosi sempre più dalle posizioni della stessa Sinistra hegeliana e dal criticismo intellettualistico di questa, orientandosi su posizioni decisamente democratiche e avviandosi alla concezione materialistica. Di questo periodo sono anche gli scritti Critica del diritto pubblico hegeliano (1841-43) e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione (1843). Sempre nel 1843 sposò Jenny von Westphalen; con l'inasprirsi della censura, la soppressione della "Rheinische Zeitung" e il clima di soffocante reazionarismo della Germania decise di trasferirsi a Parigi. Qui, insieme con A. Ruge, pubblicò il periodico filosofico-politico "Deutsche-Französische Jahrbucher" (Annali franco-tedeschi), su cui comparve lo scritto Sulla questione ebraica, ma fu subito sospeso per dissensi interni; quindi prese contatto con i circoli rivoluzionari della capitale francese, con il movimento dei fuoriusciti tedeschi, capeggiato da W. Weitling, e con P.-J. Proudhon. Nel 1844 incontrò M.A. Bakunin e F. Engels; con Engels iniziò una stretta collaborazione intellettuale e gli rimase sempre legato da profonda amicizia. Fu F. Engels, che ben conosceva la classe operaia e la realtà industriale, a orientarlo verso l'economia politica, distaccandolo definitivamente dalla filosofia del diritto. Frutti di questa collaborazione furono: Manoscritti economico-filosofici (1844), La sacra famiglia, ossia Critica della critica critica contro Bruno Bauer e consorti (1845), decisamente contro la sinistra hegeliana, e L'ideologia tedesca (1845-46), in cui si distaccò dal materialismo feuerbachiano, che nel suo umanesimo e nel suo naturalismo si era rivelato totalmente astratto dalla realtà sociale ed economico-produttiva. Pose così le basi teoretiche del materialismo storico e aderì definitivamente al Comunismo: l'uomo è tale non in quanto dato in assoluto in se stesso, ma si forma e si realizza solo nella società, cioè in relazione con gli altri uomini; tali rapporti sociali variano in funzione del sistema produttivo, che ne garantisce la sopravvivenza, e delle organizzazioni sociali relative. La personalità umana non è, quindi, un problema individuale e privato, ma è un problema sociale: il suo sviluppo armonico dipende dalla struttura economico-sociale, e quella basata sulla proprietà privata e sulla suddivisione classista è una delle strutture alienanti principali, fonte di infelicità per l'umanità. Espulso dalla Francia, su richiesta del Governo prussiano, si stabilì a Bruxelles (1845-48), dove visse in precarie condizioni economiche, ma non tralasciò la riflessione filosofica. La sua posizione relativa all'economia politica fu ulteriormente chiarita dal saggio antiproudhoniano Miseria della filosofia. Risposta alla Filosofia della miseria del signor Proudhon (1847), contro il socialismo utopico francese, e dal successivo Discorso sulla questione del libero scambio (1848). Con Engels entrò in contatto con l'associazione londinese Lega dei Giusti, che nel 1847 trasformò in Lega dei Comunisti, a carattere internazionale. Elaborò per essa, insieme a Engels, il famoso Manifesto del partito comunista, pubblicato nel febbraio 1848 a Londra. In esso indicò la strada da percorrere per eliminare lo sfruttamento capitalistico del lavoro produttivo e per giungere all'inevitabile organizzazione collettiva della produzione, restituendo all'uomo la sua piena umanità: il proletariato doveva assumere il potere dello Stato, divenendo classe dominante, attraverso la rivoluzione. Scoppiata la rivoluzione parigina del febbraio 1848, lasciò il Belgio per la Francia, da dove si recò poi in Germania per seguirne gli eventi rivoluzionari. A Colonia assunse la direzione della "Neue Rheinische Zeitung" (Nuova Gazzetta Renana), ma la controrivoluzione lo costrinse al definitivo esilio di Londra, dove rimase dal 1849 sino alla morte. Visse in condizioni di estrema indigenza: determinante in questo periodo fu il sostegno economico offerto dall'amico Engels, che gli consentì di continuare a dedicarsi ad approfonditi studi storici ed economici. I risultati furono tre saggi importanti per chiarire il metodo dialettico materialistico e i motivi del fallimento dei moti rivoluzionari: Le lotte di classe in Francia 1848-50 (1850), Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte (1852), Rivoluzione e controrivoluzione in Germania (1851-52). M. sosteneva che una vera e propria rivoluzione poteva avvenire solo nel momento in cui il capitalismo stesso fosse giunto al culmine del suo sviluppo, incrementando così implicitamente l'opposizione del proletariato, fino al massimo potere conflittuale, che scoppiando avrebbe dovuto annullare la dittatura della borghesia e instaurare la necessaria dittatura del proletariato, in un periodo di transizione verso il Comunismo. Tuttavia, tra i due poli estremi della lotta di classe (borghesia e proletariato), vi erano le classi intermedie (artigiani e contadini) che potevano influire sull'esito della lotta in maniera determinante, appoggiando una delle due parti. Scrisse anche una serie di articoli per giornali e riviste, tra cui quella americana "New York Daily Tribune", e si dedicò all'analisi economica, elaborando una serie di scritti pubblicati postumi: Fondamenti della critica dell'economia politica (1857-58), Per la critica dell'economia politica (1859), Teorie sul plusvalore (1862-63), le cui concezioni fondamentali trovarono poi piena maturità e sistemazione nella grande opera di M., Il Capitale, critica dell'economia politica. Il primo libro fu pubblicato nel 1867 ad Amburgo, il secondo e il terzo uscirono postumi, nel 1885 e nel 1894 a cura di Engels, e probabilmente il quarto libro doveva contenere gli scritti delle Teorie sul plusvalore. Qui il pensiero politico di M. si fuse perfettamente con le concezioni economiche, costituendo una teoria unitaria: l'annullamento del sistema produttivo capitalistico da parte del proletariato industriale poteva avvenire solo attraverso una forte azione politica (rivoluzione e dittatura del proletariato), ma in concreto questo doveva comportare una mutazione del sistema produttivo-economico, cioè il superamento di quelle contraddizioni interne al capitalismo, che da una parte consentivano lo sfruttamento del proletariato, ma dall'altra erano la fonte stessa dello sviluppo del proletariato e del conflitto di classe. La sua opera si propose di analizzare tali contraddizioni, che costituivano il fondamento dello stesso capitalismo: erano imperniate sul problema cruciale del rapporto tra capitale e forza-lavoro (V. CAPITALE). Anche il suo impegno nella lotta politica non venne meno: fu uno dei principali promotori della Prima Internazionale (1864), svolgendo un'intensa attività di coordinamento dei partiti operai europei ed elaborando gli statuti dell'organizzazione. Sostenne l'esperienza comunarda parigina del 1871, in quanto prima realizzazione storica della dittatura del proletariato; di questa fece un'accurata analisi nel suo La guerra civile in Francia (1871). Con la caduta della Comune di Parigi si intensificarono i dissensi ideologici interni all'Internazionale tra M. e i proudhoniani, i lassalliani tedeschi e i seguaci dell'anarchico russo M. Bakunin, che portarono allo scioglimento dell'associazione nel 1876. Già minato nella salute, M. continuò la sua attività divulgatrice, adoperandosi per costituire in ogni paese dei partiti operai socialisti, per i quali studiò un programma in un suo scritto del 1875, pubblicato in forma completa da Engels solo nel 1891, Critica del programma di Gotha. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da un lato dagli intensi dibatti sulla questione dei movimenti operai, e dall'altro da una salute inferma e da disgrazie familiari (morte della moglie nel 1881 e della figlia nel 1883). Fu sepolto nel cimitero londinese di Highgate (Treviri 1818 - Londra 1883).
Karl Marx